Per molte donne e bambini le mura domestiche sono un incubo.
Le Autorità, in questo periodo di emergenza, stanno lavorando per garantire assistenza alle donne che subiscono violenza. Il lockdown, infatti, non favorisce chi è vittima di violenza in famiglia perché costringe tutti a vivere sotto lo stesso tetto, tra le mura domestiche che dovrebbero essere un porto sicuro contro ogni avversità e che invece si trasformano in una gabbia ora ancora più asfissiante.
Anche l'ONU settimane fa aveva lanciato l'allarme a livello internazionale.
Nel periodo 1-22 marzo, secondo i dati raccolti dal Telefono Rosa, si è assistito ad un crollo delle denunce e delle richieste di aiuto pari al 47,7 per cento.
Questo parziale ridimensionamento, tuttavia, non è un dato confortante. E' sintomo, con tutta probabilità, della difficoltà per le donne di trovare lo spazio e il tempo per riuscire a chiedere aiuto.
Per questo, la Polizia di Stato ha potenziato la sua applicazione contro il bullismo YouPol ed ora può accogliere le richieste di aiuto anche delle donne vittime di violenza, scaricando l'app da Google Play o dall’Apple Store per mettersi in contatto con la Polizia di Stato senza la necessità di dover effettuare la telefonata col rischio di essere scoperti.
Il ministero dell'Interno, dal canto suo, ha chiesto ai Prefetti, in virtù dei poteri speciali loro conferiti per l'emergenza sanitaria che gli consentono di requisire alberghi, di individuare residenze alternative per le donne vittime di violenza che non possono vivere con i loro figli nelle proprie abitazioni.
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